Cronaca

Psicofarmaci e adolescenti: aumenta l’uso senza prescrizione medica

Le motivazioni principali che spingono gli adolescenti all’uso di queste sostanze sono da ricercare nella volontà di aumentare la propria autostima, dimagrire o cercare di migliorare le performance scolastiche

Purtroppo nell’ultimo anno quasi 300 mila adolescenti hanno fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione medica, secondo lo studio ESPAD dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, esattamente il 10,8% del totale della popolazione tra i 15 e i 19 anni. Il trend è in continua crescita e i dati destano molte preoccupazioni, nel 2021 la percentuale era pari al 6,6%, a raddoppiare è anche il numero di adolescenti che ne fanno un uso abituale: dall’1,1% nel 2021 all’1,9% dello scorso anno.

Secondo i dati del progetto ESPAD, nel 2017, era stato raggiunto il picco del consumo di psicofarmaci senza ricetta tra gli adolescenti (11,3%), dal 2017 in poi il trend era in discesa, fino all’arrivo della pandemia che ha scatenato un malessere psicologico generale.

Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr e coordinatrice dell’ESPAD, spiega “Nel periodo di lock-down gli psicofarmaci, reperibili anche in casa, sono risultati una sostanza facilmente accessibile per i ragazzi. Inoltre durante la pandemia, l’uso di questi farmaci è avvenuto tra i ragazzi più fragili”.

Il consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica varia a seconda del genere: sono soprattutto le ragazze a consumare farmaci auto prescritti con una percentuale che si attesta intorno al 10,8% contro l’utilizzo dei ragazzi pari 4,9%. Secondo Sabrina Molinaro, “i motivi di questa differenza sono diversi, le ragazze assumono più psicofarmaci spm per il sonno e per la concentrazione perché vogliono sentirsi meglio con se stesse o, nel secondo caso, perché vogliono avere un miglior rendimento scolastico. L’uso degli psicofarmaci senza prescrizione medica non è solo ricreativo. La maggior parte dei ragazzi fa un uso auto-medicatorio di queste sostanze”.

Le motivazioni principali che spingono gli adolescenti all’uso di queste sostanze sono da ricercare nella volontà di aumentare la propria autostima, dimagrire o cercare di migliorare le performance scolastiche.

Nel corso dell’ultimo anno, la tipologia di psicofarmaci senza prescrizione medica maggiormente utilizzata, è quella dei farmaci per dormire (5%), a seguire quelli per l’umore e le diete (1,7%) e per finire quelli per l’aumento dell’attenzione (1,2%).

Ma non è tutto, purtroppo un altro fenomeno in espansione, è quello dell’utilizzo di psicofarmaci a scopo “ricreativo”, che riguarderebbe addirittura un giovane su 10. L’allerta arriva dal Congresso nazionale della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia. Gli esperti spiegano “Gli psicofarmaci, insieme ad un percorso terapeutico a 360 gradi, sono fondamentali per curare le malattie mentali anche nei giovani e nei giovanissimi. Molte patologie curate per tempo nei giovani, garantiscono loro un futuro. Se questi farmaci sono invece usati con modalità non corrette possono avere ripercussioni negative”.

Il consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica comporta diversi rischi, tra cui disturbi comportamentali, iatrogeni e rischi di dipendenza. Tra gli psicofarmaci più in voga, le benzodiazepine e i barbiturici, che purtroppo contengono un alto tasso di additività e facilitano lo sviluppo di una forte dipendenza.

Sabrina Molinaro spiega “Si tratta di farmaci molto potenti che utilizzati fuori da un percorso di cura possono dare forte obnubilazione. Se mischiati con l’alcol, come spesso accade, l’effetto drogante è aumentato e porta a correre gli stessi rischi derivanti dal consumo di qualunque altra sostanza illecita. Ultimamente, tra i giovani, va molto di moda il rivotril, una benzodiazepina che, soprattutto se assunta insieme all’alcol, porta allo spegnimento totale del cervello, che poi è quello che a volte credono di desiderare i ragazzi, desiderosi di dimenticare le difficoltà dell’adolescenza”.

L’uso degli psicofarmaci dovrebbe essere visto come uno strumento di sostegno, da utilizzare sotto consiglio medico, in caso di reale necessità. Sarebbe forse necessario maggiore interesse a riguardo, e lavorare per fornire servizi adeguati, tramite campagne di sensibilizzazione e informazione, passando attraverso scuole e famiglie.

 

Redatto da Martina Hamdy

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