Cronaca

Nomofobia, la dipendenza da cellulare

Nell’era moderna, la tecnologia condiziona ogni aspetto delle nostre vite, e non è un segreto che gli smartphone siano diventati un’estensione indispensabile della nostra esistenza. Sono mezzi che utilizziamo inconsciamente e quotidianamente per la maggior parte delle nostre azioni, restare in contatto con i nostri cari, informarci ed intrattenerci. Il tutto enfatizzato dall’utilizzo spasmodico dei social network, l’incessante bisogno di notifiche hanno portato a una preoccupante diminuzione della produttività. Una ricerca condotta da RescueTime ci conferma che una persona media trascorre oltre tre ore al giorno sul proprio smartphone e le app dei social media sono i principali “ladri” di tempo.

Questi dispositivi tascabili hanno rivoluzionato il modo in cui affrontiamo il mondo, ma c’è un aspetto da tenere in considerazione che suscita una preoccupazione crescente, si tratta della nomofobia, un termine coniato dalle parole “no mobile phobia“. Si riferisce alla paura irrazionale di essere senza il proprio telefono cellulare o di non poterlo utilizzare, la prevalenza di questo fenomeno è in costante aumento, con impatti su milioni di persone in tutto il mondo. I numeri parlano di una situazione preoccupante, secondo un recente sondaggio globale condotto da TechJunkie, un sorprendente 85% degli utenti di smartphone ha ammesso di provare ansia quando è separato dai propri dispositivi. La paura di perdere qualcosa (FOMO), una conseguenza psicologica della connettività costante, ha giocato un ruolo significativo in questa ansia. La nomofobia non si manifesta semplicemente come un disagio temporaneo quando si è senza uno smartphone, si generano gravi conseguenze per il benessere mentale ed emotivo delle persone. Uno studio pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior, conferma che un uso eccessivo dello smartphone è associato a livelli più elevati di stress e depressione. Tra le conseguenze dobbiamo ricordare anche la riduzione della capacità di concentrazione e attenzione, problemi neurologici, disturbi del sonno e problemi anche posturali e legati ai muscoli scheletrici.

Chi non può vivere senza il cellulare non resiste chiaramente all’impulso del suo utilizzo: questo si verifica anche in situazioni in cui il suo uso è proibito, come nelle aule scolastiche, a lavoro, durante un convegno o addirittura, alla guida (diventando pericoloso per se stesso e per gli altri). Secondo stime recenti, circa il 24% degli incidenti sono causati dall’uso smodato degli smartphone. Secondo dati Istat, oltre il 96% dei guidatori ammette di usare il telefono durante la guida, utilizzandolo per guardare i social, leggere news o chattare su WhatsApp. Emergono altri dati dal progetto “Smartphone addiction: vissuto dei giovani e strumenti di contrasto”, realizzato dall’Eures in collaborazione con la Regione Lazio e il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. L’82% dei giovani italiani è a rischio dipendenza, l’analisi si è basata su uno studio di 1800 studenti italiani, si evince inoltre che il 22% si trova in una fascia di “elevato pericolo”, mentre il 60% è in una fascia di rischio di dipendenza. Una delle cause derivanti dalla dipendenza del cellulare, intacca addirittura i nostri rapporti con gli altri, stiamo parlando di un fenomeno silenzioso che si chiama “phubbing”. Un termine che deriva dall’unione delle parole “phone” (telefono) e “snubbing” (snobbare). Si riferisce all’atto di ignorare le persone presenti fisicamente in un ambiente sociale per dare priorità al proprio smartphone, come rispondere ad una chiamata durante una cena tra parenti ed amici, assentarsi 5 min durante un aperitivo per inviare un WhatsApp o un sms, dissociarsi dalla conversazione se si è in gruppo per controllare i propri social in tempo reale. In altre parole, il phubbing si verifica quando qualcuno presta più attenzione al telefono che alle persone che lo circondano. La nomofobia è una preoccupazione reale nel nostro mondo iperconnesso, e i suoi effetti possono essere insidiosi. È fondamentale riconoscere i segni della dipendenza dallo smartphone in noi stessi e nei nostri cari adottando misure preventive per gestire il nostro utilizzo dello smartphone, possiamo cercare un equilibrio più sano tra il mondo digitale e la nostra vita reale.

Redatto da Martina Hamdy.

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