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Come lo smart working ha cambiato le abitudini dei lavoratori

Il mondo del lavoro è in continua evoluzione, specialmente negli ultimi anni, dopo l’avvento della pandemia. Il nuovo concetto lavorativo che si è diffuso in Italia è quello dello ‘’smart working’’. Il ‘’Lavoro Agile’’, così come viene descritto, è una vera e propria ideologia  manageriale che restituisce ai lavoratori autonomia negli orari, nella scelta dei mezzi e dei luoghi in cui svolgere le proprie mansioni. Questa tipologia di struttura lavorativa  si è diffusa nelle grandi aziende e anche nelle PMI, negli ultimi anni ha riscontrato un enorme successo. In Italia, in verità, questo fenomeno si è largamente diffuso a partire dal 2018 , in cui si è registrata la presenza di 480.000 lavoratori agili (solo nel 2018) e , solo nel 2019,  se ne  sono riscontrati 570.000 . Questi lavoratori sono differenti dai lavoratori “classici” non solo per la propria padronanza  digitale ma anche per altri requisiti come la flessibilità, la riduzione dei tempi e dei costi del trasporto e anche l’aumento della soddisfazione personale. Si stima  che un “lavoratore – smart working” risparmi  in media circa un’ora tra andata e ritorno come riduzione dei tempi.

Lo smart working, inoltre, si è dimostrato un mezzo  potentissimo contro il caro energia.  Per le aziende è un risparmio  di costi non indifferente, a dimostrarcelo uno studio condotto da Inapp, (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) l’impatto sulla gestione dello spazio fisico è del 65,8%. Il report di Inapp analizza oltre 15.000 interviste ad occupati (dai 18 anni) e a 5.000 unità locali/imprese del settore privato (extra agricolo) effettuate nel 2021. Il 66,1%  che ha avuto modo di sperimentare lo smart working nella propria sede, conferma  che questa modalità aumenta  la produttività, contro il 47,4% del resto dei datori di lavoro. Più della maggioranza  delle aziende, ovvero il 55,5%,  ha deciso di non abbandonare lo smart working. Il 3,7% degli intervistati vorrebbe aumentare mentre il 41,2 vorrebbe diminuire lo smart working.

Questo nuovo modo di lavorare ha cambiato molte delle nostre abitudini, compresa la concezione di vacanze estive. Pietro Novelli di General Manager Oliver James Italia spiega: «La possibilità di lavorare da luoghi diversi dall’ufficio permette di ri-organizzarsi, potendo unire smart working e weekend lunghi, suddividendo le vacanze in più momenti dell’anno. Si assiste sempre meno all’esodo estivo e alle code infinite in autostrada: le persone – dice Novelli – possono concedersi fine settimana fuori casa lavorando da remoto anche il lunedì e il venerdì, evitando così imbottigliamenti e rientri notturni la domenica sera».

Sembrerebbero molti gli aspetti positivi dello smart working, sicuramente la responsabilizzazione del dipendente nel raggiungimento degli obbiettivi e la capacità di trovare un equilibrio tra vita e lavoro. Ovviamente esiste un rovescio della medaglia, che vede la crescita di alcuni aspetti negativi, come dimostra il rapporto di Inapp, ovvero l’impoverimento delle relazioni e degli scambi sociali e professionali che i dipendenti lamentano (42,8%), la potenziale perdita del senso di appartenenza o classificazione lavorativa  (40,9%), la necessità di ripensare i modelli di leadership e di gestione del personale (31,6%), le difficoltà nel monitorare il lavoro svolto (31,2%).

 

Redatto da Martina Hamdy.

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