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Fiducia nella scienza: l’abbiamo persa e sono arrivati i NoVax

Come siamo arrivati a dover distinguere i bambini tra vaccinati e non, limitandone l'ingresso all'asilo.

Contro la scienza e contro il mercato, è questo uno dei principali binomi da analizzare se si vuole cercare una possibile radice dei movimenti a sostegno delle teorie del complotto e di rifiuto degli assunti scientifici.

Negli ultimi anni, la visione del mercato come diktat delle democrazie e come influencer sulla politica, ha contribuito alla demonizzazione dello stesso e di tutte le cose ad esso ipoteticamente connesse.

Partendo invece dal presupposto che il rapporto ottimale tra una politica lungimirante, di qualsiasi orientamento, e la scienza sia la disponibilità della prima a sovvenzionare adeguatamente la seconda, indipendentemente da altri fattori esterni, cerchiamo di capire come i cittadini hanno perso la fiducia e quale possa essere una strada per riconquistarla.

Il mercato, la politica e le pubblicazioni scientifiche: il conflitto di interesse

Sulla scia di tutte le considerazioni fatte sul cambiamento di rotta della fiducia dei cittadini, è diventato sempre più difficile ignorare che ciò che un ricercatore o un esperto scientifico decide di pubblicare possa essere anche frutto dell’influenza di accordi con agenzie, pubbliche o private, che hanno finanziato la ricerca, o di ipotetici vantaggi economici che possono derivare dal sostenere una tesi piuttosto che un’altra.

Come è accaduto in molti altri settori, per alleviare ogni dubbio è stato introdotto il tema della “trasparenza” che ha portato a regole editoriali che impongono la pubblicazione di informazioni relative ai regimi finanziari degli autori e delle relative ricerche.

Anche se questo ha fatto sì che una mancata o manchevole dichiarazione di conflitto di interesse possa costare la reputazione a un autore e comunque, il dibattito sui conflitti di interesse non si è esaurito; Il dibattito si è rinvigorito perché mantenuto vivo dalle arringhe politiche che fanno man forte sui movimenti di interesse che hanno presa elettiva su queste tematiche. In altre parole, una questione fattuale è trasformata in una questione di opportunità politico-sociale e di difesa di categoria.

La “scienza” merita la fiducia dei cittadini

Se in tempi non recenti, la collettività valutava la capacità di aggregare risorse economiche e umane attorno ad un certo numero di progetti che entrano in contatto con loro attraverso un flusso di pubblicazioni, brevetti, convegni, divulgazioni, etc, ora questo iter non è più sufficiente.

Infatti, nell’era in cui il vero è ciò che posso verificare personalmente, si rende necessaria la tangibilità di prove per valutare una affermazione: un’affermazione è credibile, in misura variabile, se di essa sono pubblicamente disponibili prove. Dati i limiti delle conoscenze di ogni individuo nella stragrande maggioranza dei campi del sapere, queste prove saranno molto spesso indirette, nel senso che dipenderanno dalla stima che egli fa del giudizio di altre persone.

Valutare una affermazione fatta “in nome della scienza”

Nel caso in cui si presenti una dichiarazione fatta “in nome della scienza” occorre educare la collettività a valutare i giudizi delle “altre persone” che, in forma più concreta, sono i media specialisti e i media generalisti.

Per farlo occorre fornire ai cittadini gli strumenti di analisi di valutazione, che potrebbero ridursi a 4 punti fondamentali:

  • Valutare quanto equilibrati siano stati i media specialistici e quelli generalisti nel rappresentare il dibattito
  • Valutare la coerenza interna delle varie posizioni e la pertinenza delle critiche;
  • Informarsi su che tipo di interessi esterni o interni al mondo della ricerca tendano a far favorire le varie posizioni;
  •  Il profilo scientifico, sociale ed economico degli autori che le hanno appoggiate.

L’analisi del contesto storico-sociale, le modalità con cui le affermazioni scientifiche vengono divulgate e difese, sono elementi determinanti per la fiducia che i cittadini ripongono nella scienza stessa.

 

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