Clima e Ambiente

Nella peggiore delle ipotesi, il nuovo libro di Andrea Giuliacci “ti mostro il peggio, ma anche le soluzioni per evitarlo”

La saggistica sul cambiamento climatico ha visto negli ultimi anni un prolificare di pubblicazioni, segno che è naturalmente aumentato l’interesse verso questo tema e che gli effetti della crisi climatica stanno già iniziando a condizionare le nostre vite, al punto da volerci documentare il più possibile sulle cause e i meccanismi che ne stanno alla base. Anche nei romanzi, il clima che cambia e la crisi climatica sono temi che iniziano ad inserirsi sempre con maggior frequenza nelle narrazioni, anche in questo caso segno che queste condizioni, le loro caratteristiche e i loro dettagli, stanno diventando parte della realtà che già e quindi ritroviamo e riconosciamo nelle storie contemporanee.

In quello che sta diventando un ventaglio sempre più fornito di libri sul cambiamento climatico, se ne aggiunge uno che si distingue dagli altri per una scelta ben precisa, ovvero parlarci della peggiore delle ipotesi, ovvero di come il clima cambierà il mondo se non faremo nulla per evitarlo. Scritto da Andrea Giuliacci, meteorologo e climatologo, Nella peggiore delle ipotesi edito da Rizzoli, è una lettura che ci porta alla scoperta del mondo e della vita in un futuro in cui non si sarà fatto niente – o non abbastanza – per limitare il riscaldamento globale. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore, e non è stato possibile non chiedergli proprio: Perché hai scelto di parlare dello scenario peggiore?

Perché parlare dello scenario peggiore fa capire come il cambiamento climatico, senza le opportune politiche di contrasto, possa davvero stravolgere le nostre vite, comprese le più semplici e banali attività quotidiane cui siamo da sempre abituati. Ma partire dalla peggiore delle ipotesi aiuta anche a comprendere come dei comportamenti più sostenibili e responsabili nei confronti dell’ambiente possano garantire dei benefici notevoli: insomma, prima ti faccio vedere il peggio, per poi evidenziare quanto le misure di adattamento e mitigazione possano garantirci un futuro sensibilmente più roseo.

Il libro è diviso in capitoli tematici che spiegano quale e come sarà la peggiore delle ipotesi per l’ambiente naturale, le città, la geopolitica mondiale, l’economia, la società e le nostre abitudini e la salute. Ad esempio, nel capitolo dedicato alla società spieghi come secondo alcuni studi il cambiamento climatico influirà anche sull’attitudine dell’essere umano e ne accentuerà gli aspetti negativi rendendoci più violenti, che è un aspetto della crisi climatica che non viene molto discusso o divulgato, ma che vorrebbe dire che in un momento di cambiamento della nostra vita e delle nostre abitudini ad un clima “più difficile” saremmo anche più incapaci di collaborare pacificamente per adattarci?

Per quanto possa sembrare difficile da credere, è proprio ciò che ci dice la Scienza, attraverso ricerche condotte nei più svariati ambiti. Si scopre così che il cambiamento climatico può renderci non solo più violenti e propensi a comportamenti criminali, ma anche meno produttivi nello studio e nel lavoro, meno attenti nelle spese e, passando alle situazioni più semplici e quotidiane, addirittura meno accomodanti nei confronti del cameriere al ristorante.

Roma come Adalia, Milano come Austin, se già per molti la vita nelle grandi metropoli è già difficile – pensiamo alle categorie considerate fragili durante le ondate di calore estive – e nella peggiore delle ipotesi ci dovremo adattare tutti a condizioni climatiche completamente diverse che richiederanno investimenti economici sempre maggiori anche da parte dei cittadini. Parlando dei cittadini più giovani che si troveranno a vivere maggiormente questi cambiamenti, oggi i giovani e in particolare gli studenti sono al centro del dibattito pubblico sulla questione affitti insostenibili e sul tema della sostenibilità c’è un recentissimo sondaggio condotto dall’azienda energetica E.ON e il gruppo Pleiadi che ha coinvolto i docenti delle scuole italiane, mostra un velo di scetticismo. Il sondaggio evidenzia infatti che per quasi la metà dei docenti intervistati i ragazzi ritengono che gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 sono troppo ambiziosi da raggiungere e irrealizzabili, mentre il solo 30% percepisce un reale impegno delle comunità e delle istituzioni. Secondo te, è realmente auspicabile o è un pensiero da eccessivi ottimisti che le grandi città si muovano verso una transizione ecologica ed equa – in tempi relativamente brevi –  se già in molti casi si fa fatica già oggi a trovarvi condizioni favorevoli per la vita di tutti?

Sicuramente la transizione ecologica, e quindi il cammino verso una maggiore sostenibilità ambientale, non può avvenire a discapito della sostenibilità sociale ed economica. Insomma, il bene dell’ambiente non deve rappresentare il fine ma, al contrario, il mezzo per garantire il benessere delle persone, del più elevato numero possibile di persone. Io però sono convinto che si possano intraprendere percorsi di sostenibilità ambientale che siano, al tempo stesso, sostenibili anche dal punto di vista sociale ed economico: gli strumenti li abbiamo, e lo spiego anche nel libro. Tutto però si basa sulla consapevolezza e quindi dalla conoscenza: un cittadino correttamente informato è anche un cittadino capace di fare le scelte giuste, e quando i cittadini sono tanti, anche i governi e i grandi gruppi industriali sono costretti ad ascoltare.

Il tuo libro finisce con una buona notizia, con un messaggio di speranza più che di rassegnazione, forse da inviare proprio ai più giovani. Oggi sono soprattutto i giovani ad essere preoccupati per il futuro del Pianeta. Sempre la survey di cui prima mostra che la maggioranza de docenti (il 70%) ritiene  che i ragazzi siano preoccupati per il futuro dell’ambiente e sensibili ai temi di salvaguardia  dei  mari  e  delle  foreste. Ma non solo, come spieghi anche nel tuo libro, molti stanno riscontrando disturbi psicologici dovuta a quella che gli esperti hanno definito eco-ansia. È forse una lettura che in primis consiglieresti proprio ai ragazzi e alle ragazze?

Sarò di parte ma sì, è una lettura che io consiglierei soprattutto ai giovani, perché a mio avviso mostra il problema in tutta la sua criticità ma con spazio anche alle possibili soluzioni: insomma, niente panico, il futuro non è scritto e anzi “la peggiore delle ipotesi” è solo uno degli scenari possibili, perché la scienza e la conoscenza ci possono garantire già oggi gli strumenti per costruire un futuro diverso.

Una lettura fatta di esempi concreti affiancati da spiegazioni scientifiche esposte sempre in modo semplice e chiaro, caratteristica imprescindibile della divulgazione di Giuliacci che va anche ben oltre la carta stampata come testimonia la sua carriera televisiva iniziata nel 2002 e che oggi si arricchisce giorno dopo giorno con nuovi programmi e rubriche dedicate al clima alla meteorologia.

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