Clima e Ambiente

La Tunisia è al quarto anno di siccità: acqua razionata

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La Tunisia sta vivendo una grave crisi idrica: la siccità dura ormai da 4 anni e gli effetti di questa situazione potrebbero avere una rilevanza globale. Il Paese ha introdotto il razionamento dell’acqua: l’azienda statale di distribuzione dell’acqua, Sonede, ha già iniziato a tagliare l’approvvigionamento idrico ogni notte tra le 21:00 e le 4:00. Il ministero dell’Agricoltura ha vietato l’uso dell’acqua per l’irrigazione, l’irrigazione di spazi verdi e altre aree pubbliche e per il lavaggio delle auto.

I bacini idrici in tutto il paese sono al di sotto della capacità di circa il 30%. I livelli del bacino idrico di Sidi Salem, che serve il nord del paese, compresa Tunisi, sono pieni solo al 16% circa. La Tunisia ha sempre fatto molto affidamento sulla cattura dell’acqua di superficie per i suoi rifornimenti, lasciandola particolarmente vulnerabile alla scarsità di precipitazioni causata dalla crisi climatica. Negli ultimi quattro anni, la regione mediterranea ha avuto estati torride, inverni miti e piogge relativamente scarse.

Si stima che le temperature in tutta la Tunisia aumenteranno fino a 3,8 °C (6,8 °F) entro il 2050, mentre le precipitazioni diminuiranno di almeno il 4% nello stesso periodo.

I sindacati degli agricoltori hanno espresso timori per la prossima stagione, in particolare per quanto riguarda i cereali. Uno scarso raccolto interno aggraverebbe i problemi della Tunisia nell’approvvigionamento di farina sufficiente a fronte dell‘impennata dei prezzi internazionali del grano dall’invasione russa dell’Ucraina all’inizio dello scorso anno.

La Tunisia è responsabile di appena lo 0,08% delle emissioni globali di carbonio, ma sta assistendo purtroppo ad alcuni dei peggiori impatti del cambiamento climatico.

Con una popolazione di circa 420 milioni di persone, la regione araba è la più povera del mondo in termini di scarsità d’acqua e percentuale di acqua per individuo: la quota percentuale media di acqua per un individuo arabo non supera i 600 metri cubi per anno. Paesi come Giordania, Palestina e Yemen sono i più poveri, con una media che non supera i 200 metri cubi all’anno.

Gli scienziati hanno affermato che le ondate di caldo ricorrenti sono un chiaro indicatore del riscaldamento globale causato dall’uomo e che le fasi di siccità in tutto il mondo sono destinate a diventare più frequenti, più lunghe e più intense.

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