Clima e Ambiente

La siccità nel Corno d’Africa non si sarebbe verificata senza il cambiamento climatico

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La siccità nel Corno d’Africa è stata causata dal cambiamento climatico. Lo rivela un nuovo studio condotto da un team internazionale di 19 ricercatori del gruppo World Weather Attribution, tra cui scienziati di università e agenzie meteorologiche di Kenya, Mozambico, Sudafrica, Stati Uniti d’America, Paesi Bassi, Germania e Regno Unito.

I cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno reso la siccità agricola nel Corno d’Africa circa 100 volte più probabile e la devastante siccità in corso non si sarebbe verificata affatto senza l’effetto delle emissioni di gas serra. Secondo la ricerca i cambiamenti climatici hanno avuto un effetto sulle precipitazioni annuali totali nella regione, le temperature più elevate hanno aumentato in modo significativo l’evaporazione dal suolo e dalle piante, rendendo molto più probabile la siccità dei terreni.

Distribuzione congiunta di precip e PET di 24 mesi con la corrispondente classificazione della siccità SPEI (CPC
serie di dati). I contorni non tratteggiati indicano periodi di ritorno sotto la distribuzione congiunta nel clima attuale, mentre il
i contorni tratteggiati indicano gli stessi periodi di ritorno in un clima più fresco di 1,2°C. I contorni ombreggiati rappresentano
diversi livelli di gravità della siccità. Il punto viola indica l’evento di siccità del 2022 nel clima attuale,
con un periodo di ritorno congiunto di 26 anni (incertezza: 23-37 anni), mentre il punto turchese mostra un evento del
gravità equivalente in un clima più fresco di 1,2°C.

Senza questo effetto, negli ultimi due anni la regione non avrebbe sperimentato la siccità agricola – quando le colture e i pascoli sono colpiti da condizioni di siccità. Invece, i diffusi mancati raccolti e la morte del bestiame hanno lasciato più di 20 milioni di persone a rischio di insicurezza alimentare acuta.

Siccità nel Corno D’Africa: la scienza dell’attribuzione sempre più importante

Il lavoro di attribuzione è stato condotto analizzando i dati meteorologici e le simulazioni dei modelli computerizzati per confrontare il clima attuale, dopo un riscaldamento globale di circa 1,2°C dalla fine del 1800, con il clima del passato, seguendo metodi di revisione paritaria.
Gli scienziati hanno esaminato i cambiamenti delle precipitazioni nel 2021 e 2022 nella regione colpita, che comprende l’Etiopia meridionale, la Somalia meridionale e il Kenya orientale. Le precipitazioni nella regione si concentrano normalmente in due stagioni: le piogge lunghe, che si verificano tra marzo e maggio, e dove si verifica la maggior parte delle precipitazioni annuali, e le piogge brevi, da ottobre a dicembre, che di solito sono più brevi, meno intense e più variabili.

Secondo gli scienziati il cambiamento climatico sta influenzando in modo molto diverso i periodi di pioggia: le piogge lunghe stanno diventando più secche, con una probabilità di scarse precipitazioni ora circa doppia, mentre le piogge brevi stanno diventando più umide. Questa tendenza all’inumidimento delle piogge brevi è stata recentemente mascherata dal modello meteorologico La Niña, che riduce le precipitazioni nelle piogge brevi. Attualmente non ci sono prove che La Niña sia influenzata in modo significativo dai cambiamenti climatici, quindi le recenti scarse precipitazioni nelle piogge brevi sono state determinate più dal verificarsi naturale di una La Niña di lunga durata, piuttosto che dai cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Importante in questa grave siccità è stato anche l’aumento delle temperature che ha determinato in modo significativo l’evapotraspirazione, la quantità di acqua che può evaporare dal suolo e dalle piante. Eventi come l’attuale siccità sono ora molto più intensi e probabili, soprattutto a causa degli effetti del cambiamento climatico sull’evapotraspirazione; secondo una stima prudente, tali siccità sono ora circa 100 volte più probabili.

Un periodo di scarse precipitazioni e alte temperature così insolito come le condizioni recenti – cioè un evento che ha circa il 5% di possibilità di svilupparsi in ogni anno – sarebbe stato molto meno grave senza gli effetti del riscaldamento causato dall’uomo. Le condizioni attuali della regione sono classificate come “siccità eccezionale” nella scala US Drought Monitor; senza l’effetto del cambiamento climatico sulle temperature, le condizioni della regione sarebbero state normali o “anormalmente secche”, il livello inferiore alla siccità, il che significa che il cambiamento climatico è stato un fattore necessario per il verificarsi dell’attuale siccità.

Joyce Kimutai, meteorologa e climatologa presso il Kenya Meteorological Department, ha affermato: “i risultati di questo studio mostrano che frequenti siccità pluriennali combinate con temperature estreme, nella principale stagione delle piogge, avranno un grave impatto sulla sicurezza alimentare e sulla salute umana nel Corno d’Africa mentre il clima continua a riscaldarsi. È ora che agiamo e ci impegniamo in modo diverso. Al centro di questo processo c’è la trasformazione e il miglioramento della resilienza dei nostri sistemi. Dobbiamo innovare in tutti i sistemi alimentari, migliorare la collaborazione, coinvolgere i gruppi vulnerabili, fare il miglior uso di dati e informazioni, nonché incorporare nuove tecnologie e conoscenze tradizionali”.

L’attribution science, o scienza dell’attribuzione, è un metodo scientifico che si sta sempre più sviluppando e consente di confermare o meno se un dato evento estremo rientra nella normalità oppure è da attribuire alla crisi climatica.
Gli scienziati hanno sempre cercato non mettere in relazione un singolo evento climatico estremo con riscaldamento ma da alcuni anni i grandi progressi compiuti dalla scienza dell’attribuzione consentono di calcolare se, e in che grado, uno specifico evento estremo è stato più o meno probabile o più o meno intenso a causa dei cambiamenti climatici, oppure se con i cambiamenti climatici non c’entra affatto.

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