Clima e Ambiente

Il 90% delle nostre zone vinicole potrebbe sparire entro la fine del secolo

Uno studio pubblicato il 26 marzo sulla famosa e autorevole rivista accademica Nature ha preso in considerazione come i cambiamenti climatici stiano influenzando la resa dell’uva, la composizione e la qualità del vino. La ricerca “Impatti dei cambiamenti climatici & adattamenti della produzione vinicola” è stata guidata dall’Università di Bordeaux, in sinergia con l’Università degli Studi di Palermo e l’Università di Digione, in Borgogna. Gli scienziati hanno ordinato, classificato più di 200 articoli e studi sull’argomento: ne è emerso che a causa del clima che modificherà la composizione, la qualità del vino ma anche costi economici di gestione e di conseguenza la sostenibilità ambientale ed economica delle aziende agricole, tra il 50% e il 70% delle attuali superfici viticole hanno un rischio da moderato ad elevato di diventare inadatte per la produzione di uva, a seconda del quadro del riscaldamento globale. Allo stesso tempo, dall’11% al 25% delle regioni esistenti potrebbe sperimentare un aumento della produzione con l’aumento delle temperature e nuove aree adatte potrebbero emergere a latitudini ed altitudini più elevate.

Foto di Matthias Böckel da Pixabay

“In questa recensione discutiamo le conseguenze dei cambiamenti di temperatura, precipitazioni, umidità, radiazioni e CO2 sulla produzione globale di vino ed esploriamo le strategie di adattamento. Le attuali regioni vinicole si trovano principalmente alle medie latitudini (in California negli Usa, in Francia meridionale, Spagna settentrionale, Italia, nella Barossa in Australia, a Stellenbosch in Sud Africa e a Mendoza in Argentina) dove il clima è abbastanza caldo da consentire all’uva di maturare ma senza calore eccessivo e relativamente asciutto per evitare una forte pressione fitosanitaria. Quasi il 90% delle regioni vinicole tradizionali nelle regioni costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale potrebbero essere a rischio di scomparire entro la fine del secolo a causa dell’eccessiva siccità e delle ondate di caldo più frequenti. Solo una piccola parte di questa perdita, meno del 20%, potrebbe essere potenzialmente compensata spostando i vigneti in zone montane, considerando altitudini fino a 1.000 metri sul livello del mare”.

Foto di Jill Wellington da Pixabay

Le temperature più calde però potrebbero aumentare l’idoneità in altri settori come ad esempio lo Stato di Washington, l’Oregon, la Tasmania e la Francia settentrionale e stanno guidando l’emergere di nuove regioni vinicole, come il Regno Unito meridionale. L’entità di questi cambiamenti dipende fortemente dal livello di aumento della temperatura: i produttori esistenti possono adattarsi a un certo range di riscaldamento modificando il materiale vegetale, i sistemi di allevamento e la gestione dei vigneti. Questi adattamenti potrebbero non essere sufficienti a mantenere una produzione vinicola economicamente sostenibile in tutte le aree. La ricerca futura dovrebbe mirare a valutare l’impatto economico delle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici applicate su larga scala.

Foto di Jill Wellington da Pixabay

La produzione globale di uva nel 2020 è stata di 80 milioni di tonnellate, raccolta da 7,4 milioni di ettari. Delle uve prodotte il 49% è stato trasformato in vino e liquori mentre il 43% è stato consumato come uva fresca e l’8% come uva passa. Il vino, come merce, può essere valutato in una fascia di prezzo che va da 3 dollari a oltre 1.000 dollari a bottiglia, a seconda della qualità e della reputazione. Pertanto, la sostenibilità finanziaria non si basa solo sull’equilibrio tra resa e costi di produzione, come per la maggior parte dei prodotti agricoli, ma anche sulla qualità e sulla reputazione. La regione di produzione è un importante motore di reputazione e valore. Questa variazione regionale nella qualità del vino non sorprende perché il clima, o più precisamente la giusta varietà nel giusto clima, è un attributo ben identificato della produzione di vino di alta qualità. Ma con il cambiamento climatico questa fondamentale influenza regionale sul vino, la qualità e lo stile, stanno cambiando”.

Foto di Photo Mix da Pixabay

L’Europa viene riconosciuta come il primo produttore mondiale di vino di alta qualità. Spagna, Francia, Italia e Germania contribuiscono collettivamente alla metà della produzione mondiale di vino. In condizioni di bassi livelli di riscaldamento globale (meno di 2 gradi) la maggior parte delle regioni vinicole tradizionali manterrà l’idoneità, anche se soggetta all’attuazione di misure di adattamento, in particolare nell’Europa meridionale. La combinazione tra l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni comporterà un grave rischio di siccità nell’Iberia meridionale, nella Francia e Spagna mediterranee, in Pianura Padana, nell’Italia costiera, nella penisola balcanica e nelle regioni sud-occidentali del Mar Nero.

Foto di M da Pixabay

Il rischio di una diffusa scarsità d’acqua potrebbe rendere insostenibile qualsiasi aumento massiccio dell’irrigazione volto a preservare l’idoneità di queste aree. Inoltre, condizioni più calde e una maggiore esposizione alle scottature solari influenzeranno negativamente sia la resa che la qualità. In scenari di riscaldamento più severi, la maggior parte delle regioni mediterranee potrebbe diventare climaticamente inadatta alla produzione di vino e i vigneti al di sotto dei 45 gradi nord potrebbero essere così difficili che l’unico adattamento fattibile sarebbe lo spostamento ad altitudini più elevate.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Articoli correlati