Clima e Ambiente

Donne e ragazze sono le più colpite dalla siccità, soprattutto nelle aree più povere e rurali

In un appello pubblicato in occasione della recente Giornata mondiale dell’acqua, le Nazioni Unite hanno sottolineato che sono le donne e le ragazze le prime a soffrire quando la siccità colpisce le aree più povere e rurali.

Ad accendere i riflettori sul grave impatto della siccità e sulle crescenti tensioni legate all’acqua in tutto il mondo è il nuovo rapporto annuale dell’ONU sullo sviluppo delle risorse idriche, che ha evidenziato la necessità di tenere conto anche degli impatti su donne e ragazze nelle strategie idriche globali.

Nelle aree più povere e rurali, la siccità colpisce per prime e in modo più duro le donne e le ragazze per diversi motivi, provocando problemi di varia natura che comprendono anche un aumento dell’abbandono scolastico. In genere, infatti, è su di loro che grava la responsabilità di raccogliere l’acqua, e anche la mancanza di servizi igienici sicuri contribuisce in modo decisivo alla loro vulnerabilità.

siccità donne

Il rapporto ha inoltre sottolineato che la cooperazione per l’accesso alle risorse idriche potrebbe migliorare significativamente la vita delle donne e delle ragazze, evidenziando l’urgenza di agire in modo rapido per risolvere i conflitti in corso e prevenirne di futuri.

Quando l’acqua scarseggia o è inquinata, infatti, le tensioni possono aumentare in modo drammatico. Questo fenomeno è sempre più diffuso e frequente a causa della crisi climatica generata dalle attività umane e dell’aumento della popolazione.
Tragicamente visibile in alcuni dei territori più fragili del pianeta, dove sta provocando conflitti armati e migrazioni, l’aumento delle pressioni dovuto alla scarsità di acqua si è già presentato anche in alcune delle nazioni che forse si sentivano più sicure su questo fronte. Durante la siccità estrema che ha soffocato l’Italia nel 2022, per esempio, abbiamo assistito all’insorgere di forti tensioni anche tra le regioni del Veneto e del Trentino Alto Adige.

L’acqua può essere usata anche come arma durante i conflitti armati, sfruttata come mezzo per ottenere o mantenere il controllo su un territorio e le sue popolazioni, o per esercitare pressione sui gruppi avversari. Una dinamica che di recente è emersa in modo particolarmente drammatico e violento, per esempio, in Palestina, dove la popolazione doveva affrontare serie difficoltà nell’assicurarsi quantità sufficienti di acqua potabile già prima dell’ultimo conflitto, e l’assedio totale imposto da Israele negli ultimi mesi ha reso praticamente impossibile trovare acqua potabile, o per lo meno non inquinata, nella Striscia di Gaza.
Anche in Ucraina gli attacchi russi ai sistemi energetici e idrici, alle condutture e agli impianti di trattamento delle acque, hanno interrotto le forniture idriche a milioni di civili e a centinaia di migliaia di ettari di fertili terreni agricoli.

Il rapporto delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche 2024 è disponibile a questo link.

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