Clima e Ambiente

COP28, ore cruciali per i negoziati: il nodo dell’eliminazione dei fossili

Sono ore difficili e cruciali a Dubai. La COP28 termina ufficialmente domani anche se, come già avvenuto in passato, probabilmente i negoziati continueranno a oltranza. Il tema fondamentale resta quello legato all’accordo sull’eliminazione (phase-out) dei combustibili fossili e stiamo vivendo una fase di impasse.

Arabia Saudita e Iraq (membri dell’Opec) hanno ribadito il proprio no a citare l’uscita dai combustibili fossili nel testo finale, affermando che non è il momento di abbandonare le fonti fossili perché sarebbe un danno per l’economia mondiale.

Nel frattempo proprio l’Opec ha fatto pressioni senza precedenti contro l’eliminazione dei combustibili fossili affermando che “campagne politicamente motivate mettono a rischio la nostra prosperità”. Il segretario dell’organizzazione che raggruppa i 13 maggiori Paesi produttori di petrolio ha scritto una lettera invitando gli stati petroliferi a rifiutare qualsiasi accordo che abbia come riferimento “l’energia più che le emissioni”.

L’Unione Europea ha subito affermato, per bocca della vicepremier spagnola e guida negoziale Ue Teresa Ribera, che quella dell’Opec è una “posizione disgustosa” mentre il nostro ministro Pichetto Fratin ha incredibilmente affermato che “sarebbe da stupirsi se l’Opec non tutelasse i propri interessi”.

Nella riunione con il presidente della COP Sultan Al Jaber, l’Arabia Saudita ha chiesto di tenere in considerazione le sue “prospettive” e “preoccupazioni”. L’Iraq ha affermato che “la riduzione” e “l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei sussidi, “distruggerebbero l’economia mondiale e aumenterebbero le disuguaglianze”.

I due Paesi si appellano all’utilizzo della tecnologia per abbattere e catturare le emissioni di CO2. Di cosa si tratta? Secondo un’accurata analisi di Italian Climate Network “uno dei nodi ancora aperti della decisione finale di COP28 è l’inserimento del termine “unabated” accanto al phase out dei combustibili fossili, ovvero il loro completo abbandono. Con “abated”, si intende l’utilizzo di tecnologie di cattura dell’anidride carbonica derivante dalla combustione, prima che raggiunga l’atmosfera. Si tratta di tecnologie talmente costose e inefficienti che potranno essere utilizzate solo in minima parte, in assenza di migliori alternative all’utilizzo dei fossili: per la produzione, ad esempio, di acciaio e cemento. Le attività di lobbying dell’industria oil&gas hanno però già piegato i governi del G20 alla loro posizione e ora, spingendo per l’inserimento del termine “unabated, rischiano di farci sprecare l’ultima finestra utile al raggiungimento degli obiettivi di Parigi”.

Secondo gli scienziati questa COP28 è probabilmente l’ultima occasione per tentare di limitare la temperatura media globale entro gli 1,5°C e menzionare l’eliminazione dei combustibili fossili nella decisione finale dei negoziati avrebbe una valenza enorme.

“Non c’è un minuto da perdere, i negoziati hanno ancora una chance di successo nelle prossime 24 ore”.
Lo ha detto il segretario esecutivo dell’Unfccc, la Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Simon Stiell. Un accordo fra le 197 Parti più l’Unione europea può significare “economie più forti, più lavoro, più salute, meno inquinamento, più salute, energia per tutti, con una rivoluzione delle rinnovabili nessuno resterebbe indietro, al contrario se restiamo con i combustibili fossili”, ha sottolineato Stiell

Articoli correlati